Nella millenaria storia della Repubblica di Venezia il casato dei
Corner (o, italianizzato, Cornaro) era ritenuto uno dei più
ragguardevoli del patriziato, poiché apparteneva alla ristretta
cerchia della quattro famiglie dette “evangeliche” che, insieme alle
dodici dette “apostoliche”, erano legate alle mitiche origini della
città. L’illustre stirpe si faceva discendere dalla gens Cornelia
della Roma repubblicana e, nella narrazione mitologia, voleva
addirittura Giove e Ercole come capostipiti. La famiglia Corner è
stata l’unica, tra quelle ascritte al Libro d’oro, a sfoggiare
vincoli di parentela con una famiglia reale, i Lusignano, che
regnavano nel ’400 nella strategica isola di Cipro. Quasi senza
interruzione per due secoli, dal ’500 al ’700, i Corner ebbero a
Roma un principe della chiesa, e furono prossimi a vedere un loro
congiunto assiso sulla cattedra di San Pietro. Tra il 1644 e il 1651
Gianlorenzo Bernini realizzò, su commissione del cardinale Federico
Corner, lo scenografico allestimento della cappella Corner in Santa
Maria della Vittoria a Roma.
Diedero alla Serenissima
Repubblica numerosi uomini d’arme, alti prelati, letterati e
politici, tra i quali spiccano quattro dogi. Con una tale
autocoscienza, i Corner vollero dimore imponenti e sontuose,
all’interno delle quali accumularono, nel corso dei secoli,
inestimabili tesori d’arte. I Corner si distinguevano in quattro
rami principali. Il più antico era quello dei Corner Piscopia. Nella
prima metà del Cinquecento i figli di Giorgio Corner, fratello di
Caterina regina di Cipro e fautore della devoluzione dell’isola alla
Repubblica di Venezia, si divisero in tre ulteriori rami che presero
il nome dalle parrocchie in cui risiedevano:
• “San Polo in
Campo”;
• “San Maurizio” o “della Ca’ Granda”;
• “San
Cassiano” o “della Regina”.